Bibbiaoggi
Gesù Cristo, la Bibbia, i Cristiani, la Chiesa

Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna (Giovanni 3,16).

Il nome Osea significa “salvato”. La sua attività profetica si svolse nel secolo VIII avanti Cristo, nel regno del Nord (chiamato “Efraim”), sotto Geroboamo II. Il suo libro fa parte del libro dei Dodici: così è chiamato dal canone ebraico (“profeti minori” nelle nostre Bibbie). Non è il primo profeta in ordine cronologico, ma fornisce una buona introduzione al corpus profetico a cui appartiene, perché è unico per la bellezza della sua poesia, la potenza emotiva dei suoi oracoli, il suo coinvolgimento nel messaggio, che si estende pure ai figli con i nomi simbolici. Il libro di Osea, e al tempo stesso il libro dei dodici profeti, si apre con la frase: “Al principio del parlare del Signore a Osea”. Il fascino seducente della profezia di Osea scaturisce dall’uso della metafora e del simbolo, specialmente di immagini prese dalle relazioni umane. La sua metafora fondamentale è quella del matrimonio, per cui il tema principale del libro è l’amore di Dio nella sua dimensione di sposo (e nell’immagine di padre). Tutti i profeti fanno uso delle immagini per visualizzare il messaggio, ma la simbolica di Osea è parte fondamentale del suo messaggio. Ancora più tipico è il paragone: è come. A differenza dell’uso corrente, il popolo è paragonato ad animali domestici o uccelli, mentre quelli selvaggi sono riservati a Dio (leone). Numerose sono pure le immagini dei fenomeni naturali: Dio è rugiada. Da una parte servono contro il culto cananeo, che identificava Baal con le forze della natura. Dall’altra mostrano che Dio darà in abbondanza ciò che inutilmente chiedevano a Baal.


Il libro si apre con uno dei più bizzarri comandi di tutta la Bibbia: “Vai e sposa una prostituta”. La scelta di una prostituta come moglie sarebbe un atto volutamente simbolico da parte del profeta. Sposando una prostituta, Osea avrebbe attirato attenzione e avrebbe drammatizzato il messaggio: il paese non fa che prostituirsi. Il rapporto Osea-Gomer richiama la relazione Dio-popolo. La storia di Osea richiama l’idolatria e il peccato del popolo: come Osea è stato tradito da sua moglie, così Dio da Israele. Predicazione ed esperienza si fondano nel messaggio, come nel celibato forzato di Geremia (16,1-9) o nella vedovanza di Ezechiele (24,15-24). Con la sua esperienza Osea può dire al popolo che si è prostituito ai Baalim: “Voi siete come mia moglie!” Egli sa cosa si prova quando si è traditi. Osea passa dalla profezia comunicazione alla profezia comunione.


I peccati denunciati da Osea sono sia sociali sia cultuali. Israele ha abbandonato colui che l’amava veramente per buttarsi nelle braccia dei Baalim. Il popolo che si è allontanato da Dio merita una punizione, frutto inevitabile del peccato. Osea denuncia l’idolatria, in particolare il culto del dio cananeo Baal, che esercitava una forte attrattiva sul popolo, perché era considerato il dio della fertilità, che garantiva la fecondità della terra, degli animali e del popolo. Questo è in opposizione all’alleanza fatta con il Signore. Osea dichiara che il popolo si inganna quando attribuisce a Baal il potere di provvedere grano, vino e olio. È Dio che ha il potere sulla fertilità (benedizioni). Ciò che qui è in questione non è solo sapere quale sia il nome più appropriato, ma tornare all’alleanza del Sinai. Le accuse contro l’infedeltà d’Israele sono sintetizzate in una lista, che segue da vicino i dieci comandamenti, ma il problema non è tanto la violazione di leggi specifiche, quanto l’infedeltà del popolo d’Israele, e questo ha delle conseguenze sul destino politico della nazione.


Tuttavia, per la salvezza Osea guarda oltre. Dio sedurrà la sua sposa e la riporterà nel luogo del loro primo amore: nel deserto, dove tutto è cominciato, dopo la liberazione dall’Egitto. Il deserto non era solo un luogo di morte, ma anche di speranza. Osea si serve del senso positivo della metafora (2,16) e vede il deserto come luogo in cui un uomo porta una giovane donna nella intimità, lontana dalla città, per corteggiarla. Sarà così possibile un nuovo inizio, un nuovo esodo, frutto di un amore autentico capace di trasformare e rinnovare.


Il messaggio di Osea non segue lo schema: peccato, castigo, conversione, perdono. La novità è che Dio perdona prima, e la conversione nasce come risposta al dono di Dio. Il messaggio sull’amore divino e sulla necessità della fedeltà non ha perso nulla della sua attualità. Il tema dei Baal ci invita a riflettere sugli idoli moderni: il primato della quantità sulla qualità, l’avere sull’essere, l’oggetto sul soggetto, il profitto ad ogni costo. Osea ci insegna a riflettere sul valore delle esperienze umane: avere pietà è meglio che distruggere, l’infedeltà è distruttiva. Un metodo simile questo alle parabole di Gesù, che sono basate in grande misura sulle relazioni umane.

Paolo Mirabelli

17 maggio 2021

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“Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, perché l'uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona.” (2 Timoteo 3,16-17). “Anima mia, trova riposo in Dio solo, poiché da lui proviene la mia speranza. Egli solo è la mia rocca e la mia salvezza; egli è il mio rifugio; io non potrò vacillare.” (Salmo 62,5-6).

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