Bibbiaoggi
Gesù Cristo, la Bibbia, i Cristiani, la Chiesa

Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna (Giovanni 3,16).

Nel VI secolo avanti Cristo, nella terra di Babilonia, i deportati d’Israele accorrevano per ascoltare il profeta Ezechiele, poiché vedevano in lui “un cantastorie d’amore, uno che ha una bella voce e sa suonare bene” (33,32). Poi nel XX secolo alcuni cominciarono a dubitare dell’equilibro mentale del profeta: Ezechiele fu considerato un malato mentale, uno che soffre di epilessia o di isterismo, una personalità schizofrenica. Poi, quando i medici lasciarono in pace Ezechiele, cominciarono gli esperti di ufologia e vedere gli ufo nel libro di Ezechiele e la visione iniziale del carro veniva letta come un tentativo di comunicazione con altri pianeti. Oggi Ezechiele viene rivalutato come lo era un tempo. Ezechiele è una delle voci più brillanti della sinfonia biblica. È una delle più grandi figure di tutti i tempi. La sua poesia è tra le più folgoranti della letteratura poetica antica. Attraverso i secoli, i passi in prosa di Ezechiele hanno ispirato una serie di spirituals negri ed afro-americani. Il suo messaggio ha ispirato molti predicatori del rinnovamento. Non solo il messaggio, ma anche il mezzo della comunicazione supera il normale comportamento umano. Egli trasforma sia la dinamica sia lo stile del messaggio orale e scritto in qualcosa di nuovo. Dopo di lui, la profezia non è più la stessa, ma si orienta nello stile e nella direzione del movimento apocalittico. Ezechiele si esprime più con segni e simboli che con il linguaggio ordinario, e i simboli sono spesso accumunati senza coordinamento. Dopo tutto, il segreto di Dio si estende al di là della razionalizzazione e della immaginazione degli uomini. Attraverso il simbolismo, Ezechiele pone l’accento sulla trascendenza di Dio. Ai lettori che leggono dell’esilio babilonese ricorda una verità fondamentale: il fallimento del popolo non è la fine di Dio. In tutto il libro, dall’inizio alla fine, si parla di lui in prima persona, in maniera singolare: il profeta è presente dappertutto ma al tempo stesso rimane completamente sullo sfondo, poiché è il kabod (gloria) di Dio il vero protagonista di tutto il libro. Ezechiele, che niente ha perso di attualità, è uno dei personaggi più misteriosi che si incontrano nell’Antico Testamento.


Ezechiele assiste all’eclissi dell’impero persiano e all’ascesa del regno babilonese. Il profeta rivolge il suo messaggio alla comunità in Babilonia. Gerusalemme è caduta, il tempio è distrutto, il popolo è stato deportato. Ezechiele vuol far capire agli ebrei che la calamità che si era abbattuta su di loro non era fortuita, bensì era stata causata dal loro peccato. Dio non ha perso il controllo della storia e non è stato deportato come un qualunque idolo muto a Babilonia. Dio ha giudicato il peccato del suo popolo e lo ha punito per le sue colpe. Secondo la concezione pagana, nessun tempio poteva essere distrutto senza prima vincere la divinità. Il tempio di Gerusalemme è stato distrutto perché la gloria di Dio aveva abbandonato il tempio. Con azioni simboliche e parabole, Ezechiele sviluppa il tema dell’iniquità della nazione e della sua inevitabile distruzione. La ripetizione della denuncia e delle minacce è così vivida da intimorire il lettore. Le ragioni del disastro sono l’assenza di vero culto e l’ingiustizia che dilaga nel paese. Il tempio non è santo di per sé, ma solo per la presenza del Signore, presenza che presuppone giustizia nel paese. Perciò il Signore può abbandonare il suo tempio, se in quel luogo non si pratica la giustizia e la santità. Tuttavia, poiché è Dio che porta in giudizio il suo popolo, vi è spazio per qualcosa di nuovo che egli stesso opererà. La promessa non è più legata al ravvedimento del popolo, ma a un atto della grazia di Dio. Il Signore non chiude per sempre, come fanno gli uomini, bensì apre al nuovo, come fa Dio. Ci troviamo di fronte all’inedito (aprosdoketon) con la città che porta il nome: “Il Signore è là”.


Ezechiele risulta molto diverso dagli altri profeti. Il Signore di cui parla non è uno con cui si può discutere, come in Geremia; neppure qualcuno che si angoscia per il destino del popolo, come in Osea; non sembra essere un padre, come in Isaia. Il Dio di Ezechiele è irresistibile e tremendo, il suo potere si estende al di là dei rapporti umani e delle spiegazioni umane. Le visioni e le azioni simboliche di Ezechiele mostrano un Dio che è vicino e tuttavia trascendente, un Dio tremendo e tuttavia misterioso che fa grazia e rinnova. In Ezechiele compare con particolare frequenza il sacro nome di Dio. Il nome divino è conferma di una promessa o di un giudizio. Il profeta spesso insiste sul suo significato causativo: non solo Dio è “colui che è”, ma è anche colui che fa essere e che manda ad effetto ciò che dice. Compare spesso nel libro la formula conoscitiva: “Conoscerete che io il Signore dico e faccio” (37,14).

Paolo Mirabelli

11 maggio 2021

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“Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, perché l'uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona.” (2 Timoteo 3,16-17). “Anima mia, trova riposo in Dio solo, poiché da lui proviene la mia speranza. Egli solo è la mia rocca e la mia salvezza; egli è il mio rifugio; io non potrò vacillare.” (Salmo 62,5-6).

Trova il tempo per pensare; trova il tempo per dare; trova il tempo per amare; trova il tempo per essere felice. La vita è troppo breve per essere sprecata. Trova il tempo per credere; trova il tempo per pregare; trova il tempo per leggere la Bibbia. Trova il tempo per Dio; trova il tempo per essere un discepolo di Gesù.