Bibbiaoggi
Gesù Cristo, la Bibbia, i Cristiani, la Chiesa

Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna (Giovanni 3,16).

Alla maggior parte di noi non è mai mancato il pane quotidiano, ma con questa pandemia siamo tornati a vivere un tempo gravato da incertezze. Siamo ormai da un anno che quando sembra tutto finito, ecco una nuova ondata di contagi ci fa ripiombare nell’ansia quotidiana. La primavera fa i primi passi: ovunque si vedono ormai alberi fioriti di vario colore. Gli uccelli, i fiori dei campi, i rami teneri, pronti a germogliare, richiamo le parole di Gesù dei vangeli: “Guardate gli uccelli del cielo e i gigli della campagna; imparate dal fico questa parabola: quando i suoi rami si fanno teneri e mettono le foglie, voi sapete che l’estate è vicina”. L’arrivo della bella stagione è un evento non solo atteso, ma portatore di novità. Queste parole del vangelo di Matteo ci raggiungono nel nostro vissuto quotidiano per insegnarci a vivere il nostro tempo non come i pagani, che non conoscono Dio, ma come uomini e donne di fede, figli del Padre celeste.


Innanzi tutto Gesù parla di un non sapere. Si parla di una fine ma a partire da una ignoranza. Non sapere quando un evento accadrà viene vissuto in modi differenti: alcuni, come i contemporanei di Noè, vivono nella incoscienza più assoluta e nella totale indifferenza; altri “costruiscono una arca per la salvezza della propria famiglia dal diluvio”. Il vangelo, istituendo un parallelo tra il diluvio, evento che sconvolse la quotidianità ripetitiva della vita della generazione di Noè, e la venuta del Figlio dell’uomo, ammonisce a non annegare il nostro tempo nella banalità dei nostri giorni. Gesù non descrive la generazione di Noè come particolarmente malvagia o empia, ma semplicemente come incosciente. Quella generazione perì perché “non si accorsero di nulla”. E così perì due volte: nel diluvio e senza sapere perché. Noè, invece, trovò grazia presso Dio. Ciò significa che bisogna esercitare il discernimento spirituale e la riflessione sui tempi che si vivono, per non essere sorpresi dalle catastrofi che accadono nella storia; bisogna pensare e conoscere l’oggi a partire dalla venuta del Figlio dell’uomo e dalle sue dimensioni di impensato e di ignoto. Vigilare dunque sui tempi, ma anche sulla verità del proprio essere.


Gesù ci parla di cibo e di vestiti, cose molto concrete che riguardano la nostra vita quotidiana: “Non siate in ansia su che mangerete, che berrete e di che vi vestirete”. Il riferimento agli uccelli del cielo e ai gigli dei campi non intende giustificare l’inoperosità, ma intende aprire gli occhi sull’agire di Dio e invitare quanti sono “piccoli di fede” ad allargare la loro capacità di fiducia nella cura che il Padre ha di tutti e di tutto. L’erba del campo vive l’oggi e non lascia che l’affanno per il domani glielo rubi. Gli uccelli del cielo, che non seminano, non mietono e non raccolgono nei granai, si fidano di Dio più di “voi, o gente di poca fede”. L’esortazione ripetuta “non preoccupatevi” libera da quegli affanni nei quali affoga chi è preoccupato di sé e del proprio domani, pensandosi solo al mondo, rivelandosi incapace di fidarsi di Dio. Un cuore pre-occupato è un cuore occupato prima e da qualcos’altro. L'invito di Gesù è ad aprire il cuore e allargare lo sguardo, alzandolo da sé verso l'alto, per contemplare il modo di agire di Dio.


Gesù non è un ingenuo sognatore, che propone una vita spensierata staccata dalla realtà; non chiede il disimpegno, l'ozio, la rassegnazione, ma propone un rapporto nuovo con i beni della vita fondato sulla fiducia in Dio.  Il richiamo è all'esperienza dell'esodo: Israele era un popolo in cammino, non poteva accumulare, piantava tende provvisorie, non costruiva magazzini; la manna non poteva essere raccolta in quantità maggiore a quella necessaria per un giorno, altrimenti marciva e si riempiva di vermi; la terra non era proprietà di nessuno, ciascuno possedeva solo per un momento quella piccola superficie che calpestava, poi, quando muoveva in avanti il suo piede, quella terra diventava proprietà di chi lo seguiva. In questo modo Dio ha educato il popolo. Gesù non condanna la programmazione, la riflessione, ma l’inquietudine per il domani, l'ansia che fa perdere la gioia di vivere. Gesù ci libera dagli affanni e dalle preoccupazioni angoscianti. L'affanno dal quale Gesù ci mette in guardia è pretendere di tenere la propria vita ben stretta in pugno, o di poterla progettare con l'opera delle proprie mani e l'estro del proprio ingegno. Gesù suggerisce il rimedio a questa malattia: sollevare lo sguardo verso l'alto, verso il Padre che sta nei cieli. Questo significa affrontare la realtà in modo nuovo, anche di fronte alle difficoltà più gravi. Gesù ci invita a mantenere la pace interiore e la fiducia che la nostra vita è nelle mani di Dio.

Paolo Mirabelli

05 marzo 2021

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Non basta possedere la Bibbia: bisogna leggerla. Non basta leggere la Bibbia: bisogna comprenderla. Non basta comprendere la Bibbia: bisogna viverla.

“Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, perché l'uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona.” (2 Timoteo 3,16-17). “Anima mia, trova riposo in Dio solo, poiché da lui proviene la mia speranza. Egli solo è la mia rocca e la mia salvezza; egli è il mio rifugio; io non potrò vacillare.” (Salmo 62,5-6).

Trova il tempo per pensare; trova il tempo per dare; trova il tempo per amare; trova il tempo per essere felice. La vita è troppo breve per essere sprecata. Trova il tempo per credere; trova il tempo per pregare; trova il tempo per leggere la Bibbia. Trova il tempo per Dio; trova il tempo per essere un discepolo di Gesù.