Bibbiaoggi
Gesù Cristo, la Bibbia, i Cristiani, la Chiesa

Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna (Giovanni 3,16).

Dopo “l’inferno” di marzo e aprile, con gli ospedali intasati e le bare portate via dai camion militari, l’estate sembrava segnare la fine della pandemia. Alcuni parlavano di una “seconda ondata”, ma tutti pensavamo o speravamo che fosse solo una possibilità remota. E invece, eccoci di nuovo in piena emergenza: il numero dei contagi è in costante aumento e il numero delle vittime si avvicina a quello della scorsa primavera. Il virus sembra ancora più aggressivo di prima. L’Italia è di nuovo in lockdown, totale o parziale. Le domande alle quali, come credenti, siamo chiamati a rispondere sono quasi tutte riconducibili a questo tipo: dov’è Dio?


Primo Levi, ebreo sopravvissuto ai campi di sterminio nazisti, dopo la guerra scrive che la vera domanda non è dov’era Dio”, ma “dov’era l’uomo” in quell’inferno, poiché chiedersi dov’è Dio significa chiudere gli occhi di fronte alla responsabilità umana di quell’immane tragedia”. Jürgen Moltmann, il teologo tedesco autore del libro Il Dio crocifisso, in un altro libro, Passione per Dio, scritto assieme alla moglie, scrive: “La mia domanda in quell’inferno non era ‘Perché Dio permetta che accada tutto questo?’, ma piuttosto “Dov’è Dio?’. Dio è lontano da noi, assente, in cielo? O Dio è in mezzo a noi? Dio condivide le nostre sofferenze?” Quando scrive Il Dio crocifisso, egli dice che Dio è il Dio compassionevole, il compagno di sofferenza, colui che è a fianco delle vittime che soffrono, e soffre con loro; non il Dio apatico della teologia scolastica e della filosofia, ma il Dio che soffre con gli uomini e che porta con sé la sofferenza di questo mondo.


La questione della teodicea (come conciliare la presenza del male con l’esistenza di Dio), l’accusa rivolta a Dio di fronte al dolore e al problema del male nel mondo, è un tema delicato che tocca tutti nel profondo. Diventa poi ancora più arduo capire e spiegare il male quando il dolore e la sofferenza riguardano l’innocente. Il male è stato da sempre uno degli argomenti più complessi usati contro Dio. Il male c’è allora Dio non esiste, Tommaso d’Aquino parte da questa obiezione per proporre le sue famose cinque vie e argomentare a favore dell’esistenza di Dio. Con l’illuminismo il male è diventato un problema per la teologia. Gottfried W. Leibniz ha coniato l’espressione “teodicea”, parola composta da theos (Dio) e dike (giustizia). Per lo gnosticismo, ma anche per ogni forma di dualismo che distingue il dio buono dal dio cattivo, il male deriva dal dio cattivo dal quale il dio buono è venuto a salvarci. Per Agostino d’Ippona, poiché creazione e redenzione sono opera dello stesso Dio, il male è la conseguenza del cattivo uso della libertà umana. E di responsabilità nel male, che continua a essere perpetrato contro l’uomo e contro la distruzione del creato, l’uomo ne ha tanta. I vecchi manuali di teologia operavano una distinzione quando trattavano il capitolo sul male: il male di forma e il male morale. Il primo è privazione o assenza di un bene previsto nella natura della creatura, il secondo riguarda il peccato e il cattivo uso della libertà.


La Bibbia afferma che ogni cosa creata da Dio è “buona” e che la creazione dell’uomo è “molto buona”. Nel principio, l’uomo e la donna vivono nell’Eden, dove non c’è il dolore, la malattia, la sofferenza, la morte. Con il peccato, una valanga di acqua e di fango viene giù dalla montagna e travolge ogni abitazione che si trova a valle. Il peccato entra nel mondo, portando con sé distruzione e morte ovunque. Da allora in poi, la Bibbia racconta non soltanto storie di peccato, ma anche storie di uomini e donne che lottano contro il dolore, la sofferenza, la povertà, le guerre, le ingiustizie, le malattie, la morte. Eppure Dio, come un medico, è sempre accanto al suo malato per curare le sue ferite, sostenerlo e guarirlo. La Bibbia dice che all’osservanza del patto sono legate benedizioni, spirituali e materiali, e che l’uomo vive di ogni parola di Dio. I profeti denunciano come il peggiore dei mali l’abbandonare Dio, che è la fonte della vita. Gesù viene nel mondo per salvare l’uomo. La parola greca “salvare” ha anche il senso di “guarire”. Egli guarisce ogni forma di malattia; denuncia l’emarginazione, la povertà, le ingiustizie, i soprusi e ogni forma di schiavitù e di sfruttamento. Il vangelo chiama la malattia “flagello”, come nel caso della donna emorragica: ma proprio questo episodio ci insegna che la malattia non si combatte solo con la medicina. Gesù prende su di sé la condizione umana di peccato, sofferenza, dolore, morte, e la porta sulla croce: egli muore perché l’uomo possa avere la vita in abbondanza. Nella preghiera noi possiamo trovare consolazione, conforto, aiuto, speranza, guarigione, salvezza.

Paolo Mirabelli

11 novembre 2020

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Non basta possedere la Bibbia: bisogna leggerla. Non basta leggere la Bibbia: bisogna comprenderla. Non basta comprendere la Bibbia: bisogna viverla.

“Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, perché l'uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona.” (2 Timoteo 3,16-17). “Anima mia, trova riposo in Dio solo, poiché da lui proviene la mia speranza. Egli solo è la mia rocca e la mia salvezza; egli è il mio rifugio; io non potrò vacillare.” (Salmo 62,5-6).

Trova il tempo per pensare; trova il tempo per dare; trova il tempo per amare; trova il tempo per essere felice. La vita è troppo breve per essere sprecata. Trova il tempo per credere; trova il tempo per pregare; trova il tempo per leggere la Bibbia. Trova il tempo per Dio; trova il tempo per essere un discepolo di Gesù.