Bibbiaoggi
Gesù Cristo, la Bibbia, i Cristiani, la Chiesa

Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna (Giovanni 3,16).

“C’è una domanda che mi pongo da diverso tempo alla quale non riesco a rispondere. La condivido con voi perché possiate aiutarmi a capire. Cosa accade quando all’amore che rivolgiamo verso il prossimo corrisponde la sopraffazione, la cattiveria, l’ingiustizia? Cosa fa un cristiano? Soccombe o combatte? Come un cristiano combatte le ingiustizie? Purtroppo nella vita vera di tutti i giorni succede di incontrare il lupo, e se porgi l’altra guancia quello ti sbrana. Ho provato a rileggere la Parola per trovare una risposta e ci sono alcuni passi come quando Gesù dice siate astuti come i serpenti e puri come le colombe, ma in cosa si sostanzia questa astuzia?”


Siamo di fronte a una di quelle domande che interrogano la nostra fede. Il nostro vissuto ci pone spesso di fronte ad avvenimenti che richiedono un profondo ripensamento delle nostre convinzioni. Non possiamo negare o fingere di non vedere che spesso le esperienze della vita si scontrano con le nostre convinzioni di fede. La fede è attraversata da continue “crisi” che la storia propone. Come cristiani dobbiamo porre ascolto alla storia. Ma la storia è intessuta di luce e ombre e non è in grado di rivelare se stessa, non può e non sa fare l’ermeneutica di se stessa. La storia non sa dire il perché delle difficili relazioni tra le persone.  Occorre una parola esterna alla storia capace di illuminare il cammino dell’uomo. E questa è la Parola di Dio. Sin dalle prime pagine della Bibbia si parla della sopraffazione dell’uomo sull’uomo, di un fratello che uccide suo fratello, di una umanità disumana che impara a fare la guerra. La donna, creata per dominare assieme all’uomo, viene dominata dall’uomo. L’uomo, creato a immagine di Dio, viene dominato dal peccato e diventa il lupo del suo prossimo. Il prossimo non è più l’altro creato a immagine e somiglianza di Dio, ma diventa un rivale, uno sconosciuto, un nemico con il quale competere nella lotta per la sopravvivenza. Il paradigma che si adotta diventa “vincere perdere”. E in questo nuovo paradigma la giustizia viene sostituita  dall’ingiustizia  e la cattiveria giustificata come forza naturale e vitale. Ma il libro della Genesi non è soltanto questo, non è soltanto un resoconto, puntuale e dettagliato, dei progressi e dei fallimenti dell’uomo e delle difficili relazioni tra le persone. Nella Genesi inizia il racconto di un incontro possibile tra Dio e l’uomo e tra l’uomo e il suo simile. Il ciclo di Giacobbe inizia con la lite tra Giacobbe ed Esaù, due fratelli che si rapportano come estranei e rivali, e si conclude con la riconciliazione resa possibile dopo la trasformazione di Giacobbe. Prima di incontrare suo fratello, Giacobbe incontra Dio, con il quale lotta un’intera notte. Dopo la benedizione di Dio, Giacobbe si dispone all’incontro con il fratello: prepara un dono, manda dei messaggeri, chiede perdono, si umilia. L’incontro si conclude con l’abbraccio dei due e il ristabilirsi della relazione tra fratelli. La lunga storia di Giuseppe è la storia di un ragazzo cresciuto in fretta che cerca i suoi fratelli: quei fratelli che ingiustamente lo odiano e lo vendono come schiavo a dei Madianiti e Ismaeliti. Solo dopo molti anni, quando Giuseppe, il “signore dei sogni”, è viceré d’Egitto e i fratelli sono nel bisogno a motivo di una carestia, avviene la riconciliazione preparata da Dio.


Se dall’Antico ci spostiamo al Nuovo Testamento, la storia di una fratellanza spezzata e ritrovata, di una relazione vera e autentica tra gli uomini, ci rimanda a Gesù. Il suo stile di vita e insegnamento sono la forma e il contenuto su cui costruire le nostre relazioni. Di lui possiamo dire, con le parole di Paolo ai Romani (capitolo 12), che: il suo amore è sincero; non conosce il male, ma solo il bene; è pieno di affetto verso gli altri; onora tutti; vive in pace con gli uomini; benedice quelli che lo perseguitano e non maledice; tratta il nemico come fratello; vince il male con il bene. Secondo i vangeli, Gesù finisce in croce come un malfattore, eppure prima di morire prega per i suoi carnefici. Non si conforma alla “figura transeunte di questo mondo”, non ne accetta lo schema. Rifiuta la logica delle relazioni ferite e malate. Mostra se stesso come modello di relazione con Dio e con il prossimo. Crea una comunità di fratelli in cui le relazioni sono guidate dallo Spirito Santo.


Che fare quando all’amore verso il prossimo corrisponde la sopraffazione? Dobbiamo soccombere? No di certo. Il cristiano non può e non deve conoscere la parola “sconfitta”. Egli è l’uomo delle possibilità. Dobbiamo piuttosto lottare: non con le armi di questo mondo, bensì con la strategia e la forza di Dio. Costruiremo così relazioni sane e durature. E chi pensa di rapportarsi come un lupo nei confronti del cristiano, si troverà a lottare con il “leone della tribù di Giuda”.

Paolo Mirabelli

31 agosto 2020

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Non basta possedere la Bibbia: bisogna leggerla. Non basta leggere la Bibbia: bisogna comprenderla. Non basta comprendere la Bibbia: bisogna viverla.

“Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, perché l'uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona.” (2 Timoteo 3,16-17). “Anima mia, trova riposo in Dio solo, poiché da lui proviene la mia speranza. Egli solo è la mia rocca e la mia salvezza; egli è il mio rifugio; io non potrò vacillare.” (Salmo 62,5-6).

Trova il tempo per pensare; trova il tempo per dare; trova il tempo per amare; trova il tempo per essere felice. La vita è troppo breve per essere sprecata. Trova il tempo per credere; trova il tempo per pregare; trova il tempo per leggere la Bibbia. Trova il tempo per Dio; trova il tempo per essere un discepolo di Gesù.