Bibbiaoggi
Gesù Cristo, la Bibbia, i Cristiani, la Chiesa

Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna (Giovanni 3,16).

Mentre Gesù è in cammino verso Gerusalemme, in prossimità della città, vede un albero di fichi e va a cercare frutto, ma non ne trova. Marco, l’evangelista, aggiunge una nota di commento per noi lettori: non trova frutto perché non è la stagione dei fichi (11,13). Lo sanno tutti che prima di pasqua non è la stagione dei fichi. Lo sanno tutti che non si va a cercare frutto da un albero di fichi quando non è la stagione dei fichi. Tutti consigliano di mangiare frutta di stagione, perché tutti sanno qual è la frutta di stagione. Nessuno di noi va nel mese di febbraio dal fruttivendolo a chiedere un chilo di fichi. Non è ancora il tempo: non sono nemmeno germogliati gli alberi di fico. Lo sa anche Marco che quella non è la stagione dei fichi. A quanto pare soltanto Gesù non sa ciò che tutti sanno, non sa che quella non è la stagione dei fichi. Come è possibile che egli ignori una cosa che tutti sanno, una cosa che è evidente a tutti quelli che vivono in campagna?  Gesù non sembra avere molta familiarità e dimestichezza con il mondo dei contadini e i lavori della campagna. In una parabola, quelle delle zizzanie, racconta di un padrone che proibisce di sradicare le erbacce infestanti (ammesso che esista l’erbaccia). Eppure è la cosa che chi ha un orto o un vaso di fiori in casa fa di spesso per evitare che l’erbaccia soffochi il fiore o gli ortaggi. In un’altra parabola, quella del seminatore, Gesù parla di un agricoltore maldestro che come minimo non conosce il terreno che coltiva e sul quale semina: getta del seme sul calpestato di una mulattiera, sulle pietre e tra i rovi che fanno da confine tra i poderi. Con la scarsità di semenze, provocate dalle continue siccità e carestie, non si capisce perché quel contadino sprechi così tanta semenza preziosa. Solo un agricoltore maldestro e stravagante si comporta come il seminatore della parabola.


Dal dato biblico, dalle informazioni che emergono dai quattro vangeli la spiegazione che Gesù non sappia ciò che tutti sanno e che non conosca la vita dei campi non regge, non funziona. Piuttosto è vero il contrario: egli conosce molto bene il mondo dei contadini. Sa quale nuvola porta la pioggia e quale vento fa venire il caldo. Egli sa discernere bene i tempi. In una parabola, quella del seme che germoglia e cresce da solo, mostra di sapere l’intero processo di crescita del seme, ne conosce i tempi e le forme: prima l’erba, poi la spiga, il grano nella spiga e infine la mietitura. Tutela il grano impedendo di sradicare la zizzania. Dopo l’incontro con la donna samaritana, ai discepoli tornati dalla città, con il pane acquistato, dice che mancano quattro mesi alla mietitura. Colui che conosce il pensiero di Simone il fariseo e i cuori degli uomini, colui che sa che una donna lo ha toccato mentre cammina, e cerca di vederla, strano che non sappia che quella non è la stagione dei fichi. Ci sono diversi momenti nei quali il fico porta frutto, e bisognerebbe sapere a quale stagione Marco, che parla di molte foglie, si riferisce: se alla stagione ultima o a quella dei fichi primaticci. Ma non è questo il tema o lo scopo dell’articolo, piuttosto cercare di cogliere qualcos’altro.


Allora perché Gesù racconta simili stravaganze? Perché fa gesti inconsueti? Perché parla di cose insolite e sorprendenti? L’apostolo Paolo, nella lettera ai Romani, parla della fede di Abramo, e in una delle affermazioni dice che “Dio chiama le cose che non sono come se fossero” (4,17). Noi non riusciamo a dare un nome, a pensare e a definire le cose che non sono, che non esistono e di cui non abbiamo esperienza, solitamente diciamo: “il fattore X”, oppure “la cosa”.  Dio invece chiama ciò che è, ma chiama anche ciò che non è. Noi solitamente parliamo con i vivi, Gesù invece chiama un morto con il suo nome come se fosse vivo: “Lazzaro, vieni fuori”. Noi sgridiamo gli animali per addestrarli, Gesù sgrida i venti e il mare. Noi cerchiamo frutto da un albero solo quando è la sua stagione, Gesù invece cerca frutto anche quando non è la stagione.


A pensarci bene, tutta la storia della salvezza può essere espressa con questo paradigma del fico: cercare frutto anche quando non è la stagione dei fichi. Prendiamo, ad esempio, Abramo e Sara. È facile dire a una coppia, giovane e fertile: “Voi avrete un figlio”. Ma come si fa a dire ad Abramo e Sara, ormai vecchi e sterili: “Fra un anno Sara avrà un figlio”? Non è forse questo un cercare (dare) frutto quando non è la stagione dei fichi? Lo stesso discorso vale per Anna ed Elcana, e tanti altri ancora. Attraverso questo linguaggio e questi gesti, il Signore converte la nostra immaginazione e alimenta i nostri sogni, trasforma la nostra visione per sapere come leggere la realtà e agire in essa; ci mostra come è Dio, e ci invita a cercare frutto anche quando non è la stagione dei fichi.

Paolo Mirabelli

23 febbraio 2020

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Non basta possedere la Bibbia: bisogna leggerla. Non basta leggere la Bibbia: bisogna comprenderla. Non basta comprendere la Bibbia: bisogna viverla.

“Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, perché l'uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona.” (2 Timoteo 3,16-17). “Anima mia, trova riposo in Dio solo, poiché da lui proviene la mia speranza. Egli solo è la mia rocca e la mia salvezza; egli è il mio rifugio; io non potrò vacillare.” (Salmo 62,5-6).

Trova il tempo per pensare; trova il tempo per dare; trova il tempo per amare; trova il tempo per essere felice. La vita è troppo breve per essere sprecata. Trova il tempo per credere; trova il tempo per pregare; trova il tempo per leggere la Bibbia. Trova il tempo per Dio; trova il tempo per essere un discepolo di Gesù.