Il sinodo sull’Amazzonia si è da poco concluso e nel documento, votato con 124 voti a favore e 41 contrari, si afferma la possibilità di matrimonio per i sacerdoti della Chiesa Cattolica. Ora Papa Francesco dovrà decidere se le indicazioni del sinodo debbano diventare “legge”. L’ultima parola spetta a lui. Come si sa, già in passato Bergoglio si era mostrato aperto alla possibilità di avere preti sposati, se non altro in quelle regioni del mondo (come l’Amazzonia) dove mancano i sacerdoti nelle parrocchie e a celebrare messa sono suore e laici sposati. Papa Francesco aveva apertamente detto di riflettere sulla possibilità che i “viri probati” (uomini sposati) possano assumere una funzione nella chiesa e diventare sacerdoti: “La Chiesa deve riconoscere il momento giusto nel quale lo Spirito chiede qualcosa”; e ancora: “La crisi delle vocazioni sacerdotali rappresenta un problema enorme”. Per questo Bergoglio affermava che “il celibato non è un dogma di fede, è una regola di vita, un dono per la Chiesa; non essendo un dogma di fede, la porta è sempre aperta”. Ma a complicare la vita di Bergoglio si ci è messo un altro Papa, il papa emerito Benedetto XVI. Joseph Ratzinger in questi giorni ha rotto il suo silenzio che si era imposto nel giorno delle sue dimissioni e si è schierato a favore del celibato, dicendosi contrario all’abolizione. La sua contrarietà più che basata su argomenti biblici, che mancano del tutto, è sostenuta appellandosi alla tradizione secolare della chiesa. Egli vede un legame di natura ontologico tra celibato e sacerdozio, motivo per cui è convinto che sacerdozio e matrimonio siano due sacramenti inconciliabili, per cui si deve scegliere o l’uno o l’altro. La tesi di Ratzinger a favore del celibato è del tutto insostenibile, non solo biblicamente, ma anche da un punto di vista storico e teologico, poiché, come l’illustre teologo sa, le Chiese Ortodosse, considerate dallo stesso Ratzinger di origine apostolica, ammettono da sempre sacerdoti sposati. Nei prossimi giorni si vedrà come andrà a finire. Persone bene informate, che frequentano spesso i “sacri palazzi vaticani”, parlano di una spaccatura esistente già da tempo tra conservatori e progressisti in seno alla Chiesa Cattolica e di una crescente opposizione alle continue aperture teologiche di Bergoglio.
Che dire? Non entro qui nelle questioni interne alla Chiesa Cattolica, mi limito soltanto a fare due considerazioni sul celibato, una di natura storica, l’altra biblica. La prima. Ha ragione Bergoglio: il celibato dei sacerdoti non è un dogma, ma è semplicemente una disciplina della Chiesa Cattolica, nemmeno di tutta la chiesa, poiché la Chiese Ortodosse hanno i sacerdoti sposati. Nella chiesa antica non esisteva il celibato dei preti. Soltanto dal IV secolo in poi comincia a svilupparsi e diventa obbligatorio dopo la riforma gregoriana (Gregorio VII), sancita dal Concilio di Trento. La seconda. La tesi che il celibato sia uno stato spirituale superiore al matrimonio non è sostenibile biblicamente. Nella Bibbia, grandi uomini di fede dell’Antico Testamento erano sposati: Abramo, il padre della fede, Mosè, il grande legislatore, Davide, l’uomo dal cuore di Dio. Erano tutti uomini sposati e non per questo meno spirituali o meno impegnati nel loro ruolo. Il Nuovo Testamento riferisce che Pietro e altri apostoli erano sposati. Paolo chiede che gli anziani o vescovi della chiesa locale siano scelti tra i padri famiglia: mariti di una sola moglie e sappiano governare bene la propria famiglia. La lettera agli Ebrei insegna che non il celibato ma il matrimonio sia tenuto in onore da tutti. È una costrizione contro natura chiedere a un ragazzo di restare celibe, di non avere una compagna con la quale condividere un progetto di vita. Dio ha creato il maschio e la femmina: il maschio per la femmina e la femmina per il maschio. Paolo, nella prima lettera alla chiesa di Corinto, afferma che “è meglio sposarsi che ardere”. E ancora: “Ogni uomo abbia la propria moglie, e ogni donna il proprio marito”; e questo non solo per evitare la fornicazione, ma anche tanti altri mali, come la pedofilia. Nel Nuovo Testamento il matrimonio è la vera immagine del rapporto Cristo-chiesa. Il matrimonio è raccomandato a tutti, è richiesto per l’ufficio di vescovo e quello di diacono; mentre il celibato è una libera scelta di vita per chi ha questo dono. Il capitolo 7 della prima lettera ai Corinzi insegna che la scelta che uno fa deve tener conto del dono che egli ha: ciascuno ha il suo proprio dono da Dio, e nessuna disciplina di chiesa può stravolgerlo. Lo Spirito Santo dice che nei tempi avvenire alcuni si allontaneranno dalla fede e vieteranno il matrimonio. E questa è una parola che sempre ci deve interpellare, perché proviene dallo Spirito Santo.