Bibbiaoggi
Gesù Cristo, la Bibbia, i Cristiani, la Chiesa

Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna (Giovanni 3,16).

Nel tentativo di voler giustificare certi dogmi, i teologi cattolici si richiamano al criterio di antichità: se una tradizione o una dottrina è vecchia di alcuni secoli, ciò significa che sia vera. Nel testo di mariologia, René Laurentin, uno dei maggiori mariologi del XX secolo ed esperto del Vaticano II, dopo aver trattato il tema della “maternità divina di Maria” (Theotokos), secondo la definizione del concilio di Efeso del 431, scrive: “Due altri dogmi hanno la caratteristica di essere stati enunciati in epoca moderna (8 dicembre 1854 e 1 novembre 1950), da definizioni papali, senza rivendicare un fondamento biblico”. I due dogmi di cui parla sono l’immacolata concezione e l’assunzione di Maria. Poi egli si appresta a documentare con dovizia di particolari come i dogmi mariani e il culto a Maria trovino nell’insegnamento dei Padri, nella vita della chiesa e nella teologia del secondo millennio il loro fondamento. In realtà, molte delle cose dette su Maria provengono dagli apocrifi, come il Protovangelo di Giacomo. Anche in campo ecumenico il criterio di antichità è sempre più usato nella speranza di trovare un accordo tra le parti. Così i documenti ecumenici sul battesimo, sulla Cena del Signore, sui ministeri nella chiesa contengono numerose citazioni dei Padri. Più antichi sono i testi citati, più si ha la convinzione che siano dottrinalmente veri. I Padri sono ritenuti da molti i testimoni privilegiati della “tradizione apostolica”. Persino alcuni dei nostri si affannano a esaminare le fonti storiche dei primi secoli per avere sostegno alle loro convinzioni dottrinali e teologiche: il dato biblico per loro va chiarito alla luce delle fonti storiche successive.


Oggi va di moda rispolverare antiche e secolari tradizioni per stabilire l’identità di un popolo. La globalizzazione e il fenomeno dell’immigrazione, che mescolano le culture, hanno accentuato il bisogno di cercare le proprie radici. Se da una parte ciò che è moderno e di ultima generazione piace ed è ricercato, pensiamo ai cellulari o ai computer, dall’altra si guarda alla tradizione secolare come la via sicura per dare fondamento alla nostra società e cultura, carente di valori e di un sano concetto sulla famiglia. In campo spirituale e teologico poi ci si confronta di continuo con una chiesa che vanta una tradizione millenaria: quella Cattolica. Tutto questo per dire che il criterio di antichità di cui stiamo parlando ha un forte radicamento nella mentalità italiana, teologica e sociale. A noi però interessa sapere come stabilire la validità di una “tradizione religiosa”: è sufficiente appellarsi al criterio di antichità o è necessario il suo fondamento biblico?


René Laurentin riconosce che i due dogmi mariani promulgati da Pio IX (immacolata concezione) e da Pio XII (assunzione) sono privi di fondamento biblico, eppure li considera validi per la fede. Lo stesso termine Theotokos (madre di Dio; Deipara, genitrice di Dio), non solo non è attestato nel Nuovo Testamento, ma la sua provenienza non è di origine cristiana: è un’espressione pagana che proviene dall’antico Egitto, dal culto della dea Iside. Se la mariologia si è sviluppata in epoca tarda, a partire dal secondo millennio, ciò mostra che la chiesa antica teme che la figura e il ruolo di Maria siano fraintesi. Vincenzo di Lerino (scrittore latino del V secolo) scrive che bisogna “ritenere ciò che è stato creduto dovunque, sempre e da tutti” (Commonitorium). Non si capisce allora perché delle dottrine (come i dogmi mariani), non conosciute nei primi secoli, perché non risalenti a Gesù e agli apostoli, possano essere considerate vere e di fede apostolica per tutti.


Una tradizione può essere molto antica e non essere vera, autentica, biblica. Non è l’antichità che garantisce la verità di una prassi, dottrina, insegnamento, ma è il suo fondamento biblico. Paolo, Pietro, Giovanni nelle loro lettere esortano le chiese a ritenere gli insegnamenti trasmessi dai discepoli di Gesù. Li esortano a rimanere radicati nelle sane parole degli apostoli e nella dottrina di Cristo. Contro il pericolo di apostasia dalla fede, ammoniscono a non andare oltre l’insegnamento ricevuto negli scritti del Nuovo Testamento. Anche gli scrittori dei primi secoli invitano a far fronte alle eresie ritenendo come veri soltanto gli insegnamenti degli apostoli. Per loro l’autenticità o la veridicità di una dottrina è data dal suo fondamento apostolico. L’allontanamento dalla norma biblica (typov didaches) è condannato come eretico. Ecco quanto scrive Cipriano (III secolo) in merito agli sviluppi illegittimi della tradizione: “La consuetudine senza la verità è un errore che cresce in età” (Epistola 74). L’antichità di una dottrina non è sufficiente a stabilire se essa sia vera o falsa. È soltanto il fondamento biblico il criterio per decidere se una dottrina sia vera.

Paolo Mirabelli

23 ottobre 2019

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Non basta possedere la Bibbia: bisogna leggerla. Non basta leggere la Bibbia: bisogna comprenderla. Non basta comprendere la Bibbia: bisogna viverla.

“Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, perché l'uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona.” (2 Timoteo 3,16-17). “Anima mia, trova riposo in Dio solo, poiché da lui proviene la mia speranza. Egli solo è la mia rocca e la mia salvezza; egli è il mio rifugio; io non potrò vacillare.” (Salmo 62,5-6).

Trova il tempo per pensare; trova il tempo per dare; trova il tempo per amare; trova il tempo per essere felice. La vita è troppo breve per essere sprecata. Trova il tempo per credere; trova il tempo per pregare; trova il tempo per leggere la Bibbia. Trova il tempo per Dio; trova il tempo per essere un discepolo di Gesù.