Bibbiaoggi
Gesù Cristo, la Bibbia, i Cristiani, la Chiesa

Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna (Giovanni 3,16).

La morte è definita come la cessazione di ogni attività cerebrale; quindi la cessazione di ogni funzione dell’organismo. L’uomo sa di dover morire, così come dice il libro dell’Ecclesiaste: “I viventi sanno che morranno” (9:5); egli è infatti l’unica creatura al mondo ad avere consapevolezza della inevitabilità della morte. Morte che non conosce, che non gli appartiene, che non ha mai sperimentato, perché morire è non-essere, mentre egli è. L’ha vista però negli altri: le orbite vuote, occhi spenti, velati, fissi nel nulla; il corpo freddo, immobile, privo di parola, di respiro. Dopo la morte non si parla più di persona, ma di salma, di cadavere, di corpo; al limite di “caro estinto”: un essere estraneo. E ha associato alla morte il concetto del nulla. E questo lo spaventa, lo terrorizza. Giobbe, replicando a Tsofar di Naama, pone questa inquietante domanda: “Se l’uomo muore, può egli tornare a vita?” (Giobbe 14,14). Anche se con presupposti diversi, ogni uomo si chiede se dopo la morte ci sia continuità di vita.


Il progresso scientifico e tecnologico rende oggi la vita più confortevole, più sicura, più godibile che in passato. E in una società che pone il benessere come obiettivo fondamentale, che promette piacere e ricchezza, diventa sempre più angosciante pensare alla morte. Le scienze biomediche scoprono ogni giorno rimedi sempre più efficaci contro malattie fino a pochi decenni fa gravate da un alto indice di mortalità. La vita umana si è allungata. Ma è sufficiente questa speranza di vivere più a lungo per scacciare il pensiero della morte? Nonostante tutto, la consapevolezza che per l’uomo “i suoi giorni sono fissati” e che vi è “posto un termine che egli non può varcare” ripropone con forza l’interrogativo di sempre: che ne sarà dell’uomo dopo la morte?


Per chi identifica la vita con il proprio corpo, la persona con l’organismo, la morte rappresenta l’abisso del nulla e certamente questo interrogativo non può essere che angosciante. Per chi non crede in Dio e nella Sua Parola, raggiunto il termine posto ai suoi giorni, davanti a lui si spalanca solamente il vuoto, il nulla. Un “nulla” che non è relativo, che non è cioè assenza di qualcosa di determinato, ma l’opposto di tutto ciò che è: il nulla assoluto. Colui che considera vita unicamente la presenza e le funzione del proprio corpo e le relazioni di questo con gli altri, col mondo esterno, non può essere che terrorizzato dal pensiero della cessazione di ogni cosa che oggi vede, tocca, sente. L’idea del nulla non può che essere disperante. Se infatti al di là della vita non c’è esistenza alcuna, giacché anche il nulla è non-esistenza di alcunché,  allora non è possibile alcuna speranza. E la non-speranza è disperazione.


Per chi invece crede nel Signore al di là della vita non c’è il buio, il nulla: Cristo ha colmato quel vuoto con la Sua stessa vita; ha dato al nulla il senso del molteplice, della pienezza; ha dato all’uomo continuità di vita. Per il credente la morte è solo un passaggio. L’uomo di fede sa che “la mano di Dio ha fatto ogni cosa, che Egli tiene in mano l’anima di tutto quel che vive e lo spirito di ogni essere umano” (Giobbe 12:9-10); questo dà la certezza che “quand’anche camminassi per la valle dell’ombra e della morte, non temerei male alcuno; perché tu sei con me, o Signore” (Salmo 23:4). Ed è per fede quindi che alla domanda di Giobbe - “se l’uomo muore, può egli tornare a vita?” - possiamo rispondere che al di là della morte non c’è il nulla, ma la pienezza della vita eterna con il Signore.

Un Cristiano

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Non basta possedere la Bibbia: bisogna leggerla. Non basta leggere la Bibbia: bisogna comprenderla. Non basta comprendere la Bibbia: bisogna viverla.

“Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, perché l'uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona.” (2 Timoteo 3,16-17). “Anima mia, trova riposo in Dio solo, poiché da lui proviene la mia speranza. Egli solo è la mia rocca e la mia salvezza; egli è il mio rifugio; io non potrò vacillare.” (Salmo 62,5-6).

Trova il tempo per pensare; trova il tempo per dare; trova il tempo per amare; trova il tempo per essere felice. La vita è troppo breve per essere sprecata. Trova il tempo per credere; trova il tempo per pregare; trova il tempo per leggere la Bibbia. Trova il tempo per Dio; trova il tempo per essere un discepolo di Gesù.