Bibbiaoggi
Gesù Cristo, la Bibbia, i Cristiani, la Chiesa

Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna (Giovanni 3,16).

I vangeli parlano poco della risurrezione, dell’evento in sé, dicono solo che Gesù è risorto il primo giorno della settimana (la domenica), mentre si dilungano nel raccontare le apparizioni del Cristo risorto ai discepoli. La tomba è rimasta vuota, per sempre, perché il Signore è risorto.


Chi è e come è il Risorto? Luca 24 racconta l’episodio dei due discepoli di Emmaus e l’apparizione del Risorto ai discepoli. Questo tipo di racconti si chiamano “apparizioni di riconoscimento”. La parentela letteraria tra i due racconti è evidente e lo schema della narrazione è simile. Il Cristo risorto appare, ma i discepoli non lo riconoscono, oppure dubitano che sia lui. Allora Gesù, dopo averli rimproverati per la loro paura e incredulità, mangia in loro presenza. I discepoli reagiscono con stupore e gioia. Tuttavia, nonostante la somiglianza della forma con il racconto di Emmaus, il secondo episodio (24,36-44) introduce un tema diverso rispetto a Emmaus: la “corporeità” del Cristo risorto. Mediante alcuni segni e gesti che Gesù compie, come il mangiare e il mostrare le mani e i piedi, e l’invito a guardare e a toccare, il Signore vuole togliere negli “undici e quelli che erano con loro” (24,33) il sospetto che si tratti della visione di uno spirito di un morto, di un fantasma, vanificando così l’esperienza più vera della risurrezione. Per coloro che provenivano dall’ambiente greco era comune credere che lo spirito vivesse separato dal corpo dopo la morte. Era perciò necessario mostrare che Gesù risorto non è uno spirito senza corpo e che non appartiene più al regno dei morti, come gli spiriti. Per questo motivo, nel racconto di apparizione, si insiste molto sul vedere e toccare e sul mangiare. Ma anche l’ambiente ebraico incontrava difficoltà nel comprendere e nell’accettare la risurrezione di Gesù. Credere che Gesù fosse risorto dai morti significava riconoscerne la messianicità, e ammettere che si era ormai davanti all’intervento definitivo di Dio nella storia, quello che determina l’inizio dei tempi escatologici. Per questo l’evento dell’apparizione è collegato nell’insieme delle Scritture e spiegato con esse.


Che cosa possiamo imparare noi da questo racconto? Innanzi tutto che il Cristo risorto non è uno spirito, un fantasma che vaga nell’etere cosmico, nello spazio ultraterreno, nell’aria, nel vuoto. Il Risorto ha un “corpo” che si può vedere e toccare; un “corpo” che porta le ferite della crocifissione ma che appare, si manifesta ed entra a porte chiuse. Il Cristo risorto, poi, è la stessa persona che è morta in croce, è la stessa persona che i discepoli hanno conosciuto durante il suo ministero, ma è anche il Cristo atteso e annunciato dalle Scritture. Gesù chiede da mangiare, e i discepoli gli danno pesce arrostito e miele. Mangia con loro, in loro presenza, come aveva fatto tante volte nel passato. Ciò significa che il Signore è davvero risorto!


“Il Signore è veramente risuscitato” (Luca 24,34). È la testimonianza dei due discepoli di Emmaus agli undici apostoli e agli altri riuniti, la sera di quello stesso giorno (il giorno della risurrezione). Eppure, appena Gesù entra in mezzo a loro, pensano di vedere un fantasma, una figura astratta, irreale. Sono persino spaventati. Eppure, Gesù glielo aveva detto e spiegato tante volte. È a partire da questa non-accoglienza, vestita di stolto realismo, che possiamo comprendere questa pagina del vangelo di Luca. È anche a partire da questo fatto raccontato da Luca che possiamo capire noi stessi. Anche noi spesso siamo inaccoglienti verso il Signore. Anche noi, come i discepoli di quella sera, stupiti e spaventa­ti, crediamo di vedere uno spirito, uno spettro. Anche noi pensiamo tante volte che egli sia un fantasma, più assente che presente. Crediamo che le sue siano parole astratte, lontane dalla vita: belle sì, ma impossibili a vivere, soprattutto oggi, qui e ora (hic et nunc). Crediamo che le sue promesse siano cadute nel vuoto. A volte abbiamo paura perché pensiamo che egli sia troppo esigenti, che chieda sacrifici, che proponga rinunce, che pretenda da noi una vita poco felice. Pensiamo allora di vivere “come se non”, o magari rilegandolo in qualche parte nascosta e profonda del nostro essere, perché non ci disturbi troppo. Ma Gesù è risorto e viene sempre di nuovo in mezzo ai suoi. Torna con il saluto della pace, e domanda: “Perché siete turbati, e perché sorgono questi pensieri nel vostro cuore?”. Si mostra; invita a toccarlo e a guardarlo. Sì, è proprio lui! Uno spirito non ha carne e ossa. Mostra le ferite delle mani e dei piedi. È proprio lui: è il Signore morto e risorto. E la sua presenza porta gioia nei cuori di coloro che si sanno ancora stupire, quella gioia che avevamo persa: gioia per la presenza del Signore Risorto.

Paolo Mirabelli

03 aprile 2019

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“Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, perché l'uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona.” (2 Timoteo 3,16-17). “Anima mia, trova riposo in Dio solo, poiché da lui proviene la mia speranza. Egli solo è la mia rocca e la mia salvezza; egli è il mio rifugio; io non potrò vacillare.” (Salmo 62,5-6).

Trova il tempo per pensare; trova il tempo per dare; trova il tempo per amare; trova il tempo per essere felice. La vita è troppo breve per essere sprecata. Trova il tempo per credere; trova il tempo per pregare; trova il tempo per leggere la Bibbia. Trova il tempo per Dio; trova il tempo per essere un discepolo di Gesù.