Bibbiaoggi
Gesù Cristo, la Bibbia, i Cristiani, la Chiesa

Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna (Giovanni 3,16).

L’episodio narrato si svolge in una casa a Capernaum. Le persone che attorniano Gesù formano un triplice cerchio. È interessante notare il loro atteggiamento, il loro modo di relazionarsi con Gesù. Fuori si fermano i suoi parenti, sua madre e i suoi fratelli. Vicino, ma non sappiamo esattamente dove, ci sono gli scribi discesi da Gerusalemme con atteggiamento ostile. Seduta intorno a Gesù c’è la folla con i suoi discepoli che ascoltano la sua parola. In quale di questi gruppi ti trovi tu, lettore e ascoltatore del vangelo? Con i suoi parenti che pensano che egli sia fuori di sé? O in compagnia degli scribi che accusano il Signore? Oppure con la folla e i discepoli che, come Maria di Betania, sono seduti attorno a lui per ascoltare la sua parola? Tre sono pure le scene del brano del vangelo. La prima è la continuazione della terza, interrotta per inserire lo scontro con gli scribi. È tipico del vangelo di Marco questo stile narrativo. Si vede chiaramente nel racconto della figlia di Giairo, in cui s’inserisce la storia della donna malata dal flusso di sangue (5,21-43).


Prima scena: i parenti di Gesù (3,20-21). I suoi parenti carnali, sua madre e i suoi fratelli, entrano in conflitto con Gesù. Un dato imbarazzante, ma proprio per questo è a conferma della storicità del fatto. Marco non è il solo a riferire questo dato: anche altri parlano di una tensione iniziale con la sua famiglia. Forse la sua famiglia non condivide il modo come Gesù svolge il suo ministero: non ne capisce le mosse e le strategie. Forse sono anche preoccupati della sua salute e dell’onore della famiglia, perché lo ritengono fuori di sé, un esaltato. Meglio portarselo a casa. Un commento antico di un monaco inglese, Beda il Venerabile, dice: “Siccome non riuscivano a comprendere l’altissima sapienza che ascoltavano, credevano che egli parlasse come uno fuori di sé”. Quando la gente non capisce la sapienza dell’Evangelo, accusa l’araldo di essere pazzo. Paolo è accusato di vaneggiare perché parla di risurrezione (Atti 26,23-25), così pure le donne che parlano di visione di angeli e di risurrezione di Gesù (Luca 24,11).


Seconda scena: le accuse degli scribi (3, 22-30). All’ostilità della famiglia si aggiunge ora quella della comunità religiosa, guidata dai copisti ed esperti della legge, i teologi del tempo. Dalla diceria si passa ora alla terribile calunnia sparsa tra il popolo dagli scribi venuti da Gerusalemme in Galilea. Si tratta delle autorità giudaiche della Giudea, di una commissione d’inchiesta che indaga su Gesù in cerca di capi di accusa. Giudicato da loro eversivo, va dunque fermato. Se per i suoi familiari lui è un pazzo fuori di sé, gli scribi lo ritengono posseduto da Beelzebul, il capo dei demoni. Essi non negano l’evidenza dei miracoli, non negano che Gesù compia un’opera di liberazione, di guarigione delle persone che incontra e cura. Lo accusano di operare gli esorcismi con l’aiuto di Beelzebul: in lui, secondo loro, agisce il capo dei demoni, che in questo modo tiene la gente in schiavitù. Questa è l’insinuazione e il giudizio di quelli che contano: le autorità religiose. Di fronte alla calunnia Gesù non perde la calma, ma continua a dialogare: chiama gli avversari vicini a sé e li invita a ragionare. Egli usa parabole, vale a dire esempi concreti che tutti possono capire. Richiama la realtà del regno e della famiglia: quando in un regno o in una famiglia incomincia la discordia, tutto va in rovina; il regno si divide e la famiglia non esiste più. Ora, se Satana per mezzo di Gesù caccia Satana, si deve dedurre che stia tentando un suicidio, che sia in lotta contro se stesso, che il suo dominio sia ormai alla fine. Invece l’unica spiegazione possibile è che nel mondo è entrato uno più forte di Satana che lo ha legato, dando così agli uomini la libertà dal dominio del male (l’uomo forte: 1,7; Isaia 49,24-26). Gli unici che non possono partecipare a questa liberazione dalla prigionia di Satana sono coloro che “bestemmiano contro lo Spirito Santo”: quelli che negavano che Gesù, scacciando i demoni, agisce per mezzo dello Spirito. Bestemmiare contro lo Spirito significa rifiutare ostinatamente di percepire nei segni dello Spirito Santo l’agire di Dio nella storia.


Terza scena: la vera famiglia di Gesù (3,31-35). C’è un gruppo invece che sa discernere i segni che Gesù compie: sono quelli seduti attorno a lui che ascoltano la sua parola. È proprio la sua parola che smonta le dicerie su di lui: è un esaltato; è un indemoniato. Marco completa il racconto riprendendo lo scontro con la sua famiglia: informato da alcuni che la madre e i fratelli sono fuori e cercano di parlagli, Gesù, guardando coloro che sono seduti attorno a lui per ascoltare la parola, dice che la sua vera famiglia è costituita dalla comunità dei discepoli, da chi fa la volontà di Dio.

Paolo Mirabelli

15 giugno 2018

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Non basta possedere la Bibbia: bisogna leggerla. Non basta leggere la Bibbia: bisogna comprenderla. Non basta comprendere la Bibbia: bisogna viverla.

“Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, perché l'uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona.” (2 Timoteo 3,16-17). “Anima mia, trova riposo in Dio solo, poiché da lui proviene la mia speranza. Egli solo è la mia rocca e la mia salvezza; egli è il mio rifugio; io non potrò vacillare.” (Salmo 62,5-6).

Trova il tempo per pensare; trova il tempo per dare; trova il tempo per amare; trova il tempo per essere felice. La vita è troppo breve per essere sprecata. Trova il tempo per credere; trova il tempo per pregare; trova il tempo per leggere la Bibbia. Trova il tempo per Dio; trova il tempo per essere un discepolo di Gesù.