Bibbiaoggi
Gesù Cristo, la Bibbia, i Cristiani, la Chiesa

Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna (Giovanni 3,16).

Questo brano scelto ci offre una sintesi della lettera ai Galati e ci mostra il grande mistero della nostra appartenenza. Proviamo a rileggerlo a partire da una delle affermazioni principali: “Siamo figli di Dio per la fede in Cristo Gesù”. In virtù di questa figliolanza si realizza nel cristiano la nuova vita in Cristo, una vita vissuta al di sopra della carnalità dell’uomo, una vita segnata dalla presenza e irruzione di Dio in noi. È la vita nuova che trae la sua origine dalla nuova nascita. Per la fede in Cristo Gesù, il cristiano viene giustificato davanti a Dio. La fede è, per così dire, la secchia che permette di prendere l’acqua dal pozzo, ovvero la salvezza in Gesù salvatore; è l’atteggiamento con cui l’uomo accoglie la rivelazione in Gesù Cristo e il dono di Dio. La giustificazione è un dono gratuito di Dio che cambia la vita dell’uomo entrato in contatto con Cristo. Con il battesimo (la fede si rende ubbidiente nel battesimo) avviene il morire alla legge mosaica, cioè l’essere sottratti alla sua influenza, al suo dominio; nel battesimo si muore al passato, all’uomo esteriore, al peccato, per essere rivestiti di Cristo e vivere per Dio, che è la vita di Cristo che si realizza nel cristiano. Ciò non significa però che il cristiano smetta di vivere o che diventa un automa nelle mani di Dio. Egli è sempre responsabile delle sue azioni e delle sue scelte. Il cristiano è chiamato a vivere la sua vita con il peso delle sue debolezze e fragilità, ma la vive nella forza dello Spirito. La salvezza dal peccato è come un esodo, un uscire dalla schiavitù dell’Egitto per avere la libertà al seguito di Cristo. Solo lui può guidare al Padre. La legge mosaica ha avuto un ruolo pedagogico importante per gli ebrei, poiché li ha preparati alla venuta di Gesù il Cristo e li ha formati ed educati alla fede. Ora però ha esaurito la sua funzione di pedagogo. La situazione in cui l’uomo si trova prima che riceva l’annuncio del Vangelo è quella di uomo carnale che vive secondo i desideri peccaminosi della carne. Con la venuta di Cristo e la nuova vita in Cristo, il cristiano si lascia guidare dallo Spirito di Dio ed è libero dal peccato, dalla carne, da satana, dal mondo.


Ma che cosa si ottiene per la fede in Gesù Cristo? Soltanto il riconoscimento del superamento di un vecchio sistema? Paolo, nel nostro brano, illustra in sintesi il grande mistero al quale apparteniamo. La prima affermazione riguarda la fede che ci rende figli di Dio: “Perché siete tutti figli di Dio per la fede in Gesù Cristo” (3,26). Si passa poi alla seconda affermazione, quella dell’essere rivestiti di Cristo:  “Poiché quanti siete stati battezzati in Cristo vi siete rivestiti di Cristo” (3,27). Come esseri umani, abbiamo addosso un vestito sporco, lordato, e logorato dal peccato, inadatto a presentarci al cospetto di Dio. Cristo soltanto, con la sua giustizia e la sua opera compiuta al Calvario, ci dona l’abito nuovo e adatto. Quanto sia importante l’immagine del vestito nel linguaggio biblico lo si desume dal fatto che esso viene considerato espressione dell’identità della persona. Se proviamo a riassumere le affermazioni di Paolo fin qui fatte, abbiamo il seguente schema: per la fede siamo figli di Dio; nel battesimo siamo rivestiti di Cristo. Paolo così unisce insieme fede e battesimo come due aspetti dello stesso processo che porta all’essere incorporati in Cristo e a diventare figli di Dio. Subito dopo, nel capitolo 4, l’apostolo parla dello Spirito Santo che ricevono coloro che sono figli. È da notare qui che non si riceve lo Spirito per diventare figli di Dio, ma si riceve lo Spirito perché si è figli di Dio (4,1-6). Una volta che ci siamo rivestiti di Cristo e apparteniamo a Dio come suoi figli, non possono più sussistere nella chiesa quelle barriere che dividono l’umanità, rendendola infelice e nemica di se stessa. Avere tutti il medesimo vestito nuovo e il diritto di diventare figli di Dio, spinge la chiesa a riscoprirsi una nel nome di colui che l’ha salvata. Non è più possibile creare delle barriere che separino i giudei dai greci, i liberi dagli schiavi, i maschi dalle femmine. Popoli, razze e culture differenti diventano uno in Cristo. Tutte le differenze, in merito alla salvezza e alla posizione davanti a Dio, sono annullate nella chiesa perché esiste una sola appartenenza: quella dell’essere in Cristo. Lo stesso concetto Paolo lo esprime nella prima lettera ai Corinzi: “Noi tutti siamo stati battezzati in un solo Spirito per formare un solo corpo, Giudei e Greci, schiavi e liberi; e tutti ci siamo abbeverati a un solo Spirito” (12,13). Poiché nel battesimo ci siamo tutti rivestiti di Cristo e per la fede in lui siamo tutti diventati figli di Dio, questa comune esperienza diventa motivo e strumento del processo di unità. Infine Paolo collega l’appartenenza a Cristo con l’essere progenie di Abramo e, quindi, eredi secondo la promessa fatta da Dio a lui e alla sua discendenza.

Paolo Mirabelli

04 maggio 2018

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“Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, perché l'uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona.” (2 Timoteo 3,16-17). “Anima mia, trova riposo in Dio solo, poiché da lui proviene la mia speranza. Egli solo è la mia rocca e la mia salvezza; egli è il mio rifugio; io non potrò vacillare.” (Salmo 62,5-6).

Trova il tempo per pensare; trova il tempo per dare; trova il tempo per amare; trova il tempo per essere felice. La vita è troppo breve per essere sprecata. Trova il tempo per credere; trova il tempo per pregare; trova il tempo per leggere la Bibbia. Trova il tempo per Dio; trova il tempo per essere un discepolo di Gesù.